“In risposta alla “non risposta” della maggioranza.
Che la pubblica incolumità sia in pericolo con l’apertura della caccia, non lo diciamo solo noi, ma lo conferma, con comunicati stampa ormai quotidiani, anche l’#ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali). Oltretutto l’Associazione #VittimeDellaCaccia (in un comunicato di ieri 22 settembre) conferma che la pubblica incolumità non è affatto garantita; nei primi due giorni di attività venatoria (domenica 20 e lunedì 21 settembre) sul territorio nazionale c’è stata una vera mattanza: un morto e otto feriti per colpi da sparo. In tutto due morti e undici feriti dal 2 settembre, tra cui quattro feriti estranei alla pratica venatoria: un signore anziano presso la sua auto nel pavese, due agricoltori mentre raccoglievano frutta nel veronese, una ragazzina che andava in bicicletta nel trevigiano. E ogni anno siamo costretti ad aumentare questo tragico elenco, ormai diventato un vero e proprio bollettino di guerra.
E’ giunto il momento che le istituzioni capiscano, una volta per tutte, che non può essere garantita alcuna forma di tutela sulla pubblica incolumità, se veri e propri eserciti di persone si aggirano ogni giorno tra i boschi armati e pronti a sparare.
Come sempre poi quando si pone una domanda questa viene elusa dalle stesse istituzioni, soprattutto se non si conosce (o non c’è una volontà politica nel dare) una risposta: chiedo quale oscuro nesso logico si nasconda dietro l’enigmatico connubio (imposto venerdì scorso dalla Giunta) esistente tra l’esigenza di “tutelare la pubblica incolumità e venire incontro alle numerose richieste da parte degli agricoltori per danni ricevuti da parte degli ungulati” e l’apertura della caccia all’avifauna, a decine di specie indifese, tutte protette “Direttiva Uccelli” europea del 1979 poi codificata nel 2009, alcune delle quali (come pernici rosse e starne) addirittura in stato di grave rarefazione nel nostro territorio… e ancora restiamo in attesa di una risposta.”