GRANDE DISTRIBUZIONE, TUTTE LE BUFALE DELLA GIUNTA TOTI

Fino a ieri c’era il piccolo commercio, fatto di negozi di quartiere, prodotti sostenibili, chilometro zero e c’era la grande distribuzione delle grandi catene e degli ipermercati. Da oggi esiste una terza via: la distribuzione diversamente grande, teorizzata dall’assessore allo Sviluppo Economico Edoardo Rixi. Dove il monopolio diventa concorrenza, gli ipermercati negozi di quartiere, lo sfruttamento opportunità e le zone di pregio vengono declassate ad aree degradate. Qualunque invenzione o artifizio linguistico va bene, pur di raggiungere il vero – e inconfessabile – scopo della Giunta Toti: stendere il tappeto rosso all’avvento di Esselunga a Genova.

Ecco, in ordine sparso, quello che la Giunta continua a ripetere come un disco rotto per convincere l’opinione pubblica sui loro piani di “sviluppo” commerciale. Ma è proprio così?

  1. Rixi afferma che lo spirito delle modifiche al testo è quello di invertire la tendenza all’aumento delle grandi superfici di vendita.

In realtà, la Giunta Toti ha proposto due emendamenti al paragrafo 5 del Testo Unico del Commercio del 2007 per eliminare il vincolo sulle zone di pregio urbanistico per le grandi strutture di vendita. In questo modo si potrà costruire praticamente ovunque ipermercati e centri commerciali, in barba a qualunque parametro paesaggistico.

  1. Quante volte abbiamo sentito dire: “È finito il regime di monopolio. Apriamo alla concorrenza”?

Non proprio… Il regime di monopolio in cui ha operato Coop negli ultimi anni, con la complicità del Pd, si trasformerà a tutti gli effetti in un monopolio binomiale o un duopolio camuffato: in pratica, Coop e la papabile Esselunga deterranno il controllo pressoché totale della distribuzione, schiacciando i negozianti e il piccolo commercio, inermi di fronte allo strapotere economico e politico non più di una sola ma di due maxi-catene. E in futuro chissà: un monopolio della grande distribuzione a “n” fattori.

3) L’assessore ci spiega anche che alla base della nuova disciplina c’è la tutela dell’ambiente e del piccolo commercio.

Ma con le modifiche al Testo Unico del Commercio i grandi punti vendita aumenteranno, invece di diminuire. Ovunque siano stati costruiti, ipermercati e centri commerciali hanno raso al suolo le tipicità del territorio, le piccole aziende private, la filiera corta e il chilometro zero, con relativo aumento dell’inquinamento e azzeramento della sostenibilità.

  1. L’apertura a una vera concorrenza consentirà l’aumento del potere d’acquisto delle famiglie” (Rixi dixit).

Per la verità, con la grande distribuzione organizzata s’ingigantisce il fenomeno del precariato sottopagato, dei lavoratori somministrati a reddito minimo e con zero tutele e parallela desertificazione commerciale dei centri storici, oltreché delle periferie. Aumentano gli orari di apertura (fino alle famigerate h 24) e, nel mentre, diminuisce l’orario lavorativo e, di conseguenza, il reddito. Da qui un effetto domino sui consumi che porterà a una netta riduzione nel potere d’acquisto pro capite e la chiusura inevitabile delle piccole-medie imprese, costrette a soccombere di fronte alla concorrenza dei colossi della distribuzione.

5) Un altro mito di Toti & C. è che in questo modo vengono tutelati i consumatori.

Niente di più sbagliato. Questo nuovo monopolio porterà alla chiusura dei piccoli punti vendita sul territorio ligure, privando il consumatore della possibilità di scegliere in modo completamente libero dove fare i propri acquisti e indirizzandolo verso i pochi, giganteschi, colossi della grande distribuzione organizzata.

Questa tendenza va al più presto invertita, così come va rivisto il modello di sviluppo (ma lo è davvero?) imposto dalla grande distribuzione, valorizzando la qualità dei prodotti e un consumo a misura d’uomo, in una logica di chilometro zero.

Marco De Ferrari, portavoce MoVimento 5 Stelle in Regione Liguria