L’avevamo detto in tempi non sospetti, quando il Pd gridava alla vittoria spacciando per vittoria un emendamento Basso che, in realtà, allungava solo l’agonia dei lavoratori Ilva e non rispettava l’accordo di programma.
La dimostrazione la stiamo avendo in queste ore con l’occupazione della fabbrica di Cornigliano e l’annuncio di uno sciopero a oltranza fino a quando non saranno rispettati i patti. È l’unico epilogo possibile quando la (vecchia) politica tradisce i propri cittadini, promettendo lavoro e continuità di reddito e restituendo tagli di stipendio e regali ai privati.
Esasperati dall’ennesima presa in giro, i lavoratori giustamente hanno detto basta. “Imbroglio”, “trappola”, “tradimento” sono le parole che ricorrono di più in queste ore di fronte a un governo schizofrenico che non riesce a mantenere la parola neppure con se stesso, al punto da essere emendato da esponenti del suo stesso partito rappresentativo: il Partito Democratico.
Né il governo centrale, né tantomeno le amministrazioni locali hanno dimostrato di essere in grado o di avere la volontà politica di dare un futuro ai lavoratori Ilva. Accordi pubblicamente sottoscritti offrivano garanzie che ora vengono stracciati con la stessa velocità con cui andava Raffaella Paita in campagna elettorale… e poi abbiamo visto dov’è arrivata. “L’accordo doveva garantire il futuro, non può ora diventare quello che lo blocca” ha dichiarato qualche giorno fa la capogruppo Pd. Una frase sibillina, dietro cui si legge solo la volontà di liberarsi di ogni fastidiosa responsabilità nei confronti di soggetti deboli, per stare sempre e comunque dalla parte dei più forti.
Così anche Ilva diventa una merce da vendere al migliore offerente.
Nel bando di vendita si fa riferimento genericamente ad “adeguati livelli occupazionali”, senza garantire la totalità degli occupati, ma solo quelli necessari all’esigenze dell’azienda. Un altro inganno lessicale con cui eludere le richieste dei lavoratori e aggirare l’accordo di programma, come avviene ormai da più di un decennio.
Alice Salvatore e Marco De Ferrari, portavoce MoVimento 5 Stelle in Regione Liguria