LA TRISTE PARABOLA DI DORIA, DA SIMBOLO DELLA RIVOLUZIONE ARANCIONE A PEDINA DEL POTERE

Che fine triste ha fatto il sindaco Doria, da simbolo della “rivoluzione” arancione a pedina del potere calato dall’alto come un vecchio politicante della Prima Repubblica e abbandonato persino dal sindacato di sinistra per eccellenza: la CGIL.

Nelle ultime 24 ore, da Genova a Roma, sono accaduti due fatti che fotografano con la massima risoluzione lo stato comatoso in cui si ritrova la Giunta Doria.

Ieri pomeriggio, alla festa per i 120 anni della Cgil, non appena il primo cittadino ha preso la parola, ampie frange di sindacato hanno alzato i tacchi e abbandonato la Sala del Maggior Consiglio, in estremo segno di dissenso contro chi, in 4 anni, è riuscito nell’impresa di sfasciare il servizio pubblico genovese, da Amt a Amiu a Iren, con un copione indistinguibile dagli “acerrimi amici” del centrodestra.

Peccato che, ancora nel 2012, nel suo programma elettorale per le amministrative Doria scrivesse: “Serve dunque una visione rivolta al futuro (…) Altrimenti si rischia davvero di vedere un aumento di disoccupazione e precarietà, in particolare giovanile ma non solo, e/o di abbandono della nostra città in cerca di lavoro altrove”. Esattamente quello che ci lasciano in eredità 4 anni di (non) governo di Doria, più attento ad accontentare le lobby e rincorrere il Pd. Ma il “fenomeno” Doria non era nato proprio in alternativa al Partito Democratico?

4 anni dopo, sindaco e Pd hanno finito per diventare l’uno la stampella dell’altro, a seconda di come tira il vento. Al punto che oggi a lanciare una ciambella di salvataggio a Doria non sono né i sindacalisti rossi e men che meno i lavoratori traditi, bensì il ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando. Che da Roma rassicura il primo cittadino su una riconferma senza passare dalle primarie. Proprio lui, Orlando, il “giovane turco”, uomo di Renzi  e al tempo stesso antirenziano, nella schizofrenia galoppante che ormai attraversa a tutti i livelli il Partito Democratico.

L’ultima maschera di Doria diventa così quella della pedina del potere, spostata a piacimento dai colonnelli del Pd sulla mappa di un risiko che i cittadini non capiscono più, lontano anni luce dai problemi che continuano ad attanagliare Genova: disoccupazione a livelli record, zero tutela del territorio e dissesto idrogeologico, imprese che chiudono o fuggono all’estero, trasporti disastrosi, degrado e illegalità diffusi. Alla faccia della rivoluzione arancione!

Alice Salvatore, portavoce MoVimento 5 Stelle in Regione Liguria