Il Tigullio è ufficialmente sotto il ricatto dei finanziamenti: o si fa la Diga Perfigli o non si potranno fare le altre opere a monte del ponte della Maddalena. Un diktat imposto dalle amministrazioni locali, che in questo modo hanno gioco facile a scaricare sui tecnici scelte strategiche per il territorio che dovrebbero spettare alla politica.
E la Regione? Ancora una volta predica bene e razzola malissimo. L’assessore Giampedrone ha sempre detto a cittadini e associazioni di essere disponibile a ridiscutere il progetto della Diga. Peccato che poi, nei fatti, sostenga il progetto, manifestando parere contrario alla revoca del finanziamento o costituendosi come Regione contro gli esposti.
Già, perché, ad oggi, l’unica speranza di fermare la Diga è contenuta negli esposti al Tribunale delle Acque, di cui si attendono gli esiti a breve, mentre la vecchia politica si è schierata compatta a favore di un’opera sciagurata che nessuno vuole.
Con l’unica eccezione di Lavagna, direttamente interessata dall’opera, i sindaci coinvolti dal progetto, compatti, vedono la Diga Perfigli come propedeutica alla realizzazione delle altre opere a monte del ponte della Maddalena, come il famoso prolungamento di viale Kasman: un progetto ancora più devastante per il nostro territorio, così come è pensato.
Il timore è che la Diga Perfigli altro non sarà se non l’ennesimo spreco di soldi pubblici. Aumentano anche le perplessità sulle scelte dei tecnici. Oggi in Commissione gli stessi sindaci hanno dichiarato di non aver tutta questa fiducia sull’utilità dell’opera, che prevede unicamente l’innalzamento degli argini e il contenimento del fiume in un letto artificiale. Nel 2016, una visione alquanto obsoleta e limitante.
Serve subito un tavolo tecnico costituito da tecnici di diverse materie, per ragionare su un progetto più efficiente, economico e decisamente meno impattante sull’ambiente. Tutti requisiti che alla vecchia politica evidentemente interessano poco.
Gabriele Pisani, portavoce MoVimento 5 Stelle in Regione Liguria