Mozione di Rosso su legge 194/78 incompleta: sia rinviata in commissione

“La mozione del consigliere Rosso, che vorrebbe impegnare la Giunta regionale ad ‘attuare tutte quelle azioni riportate nella legge 194/78 a tutela della donna e della maternità al fine di salvaguardare e valorizzare la vita’, per quanto contenga passaggi condivisibili, tralascia tutta la rivoluzionaria valenza della legge 194, con tutte le sue conquiste. Prima fra tutte, l’autodeterminazione della donna”.

Così, la capogruppo regionale Alice Salvatore sulla mozione presentata in mattinata dal consigliere di maggioranza, ritenuta incompleta e lacunosa, e dunque tendenziosa, per la quale il Gruppo 5 Stelle ha chiesto che si torni in Commissione. “La legge 194 ha una tripla valenza, quella di sancire finalmente e una volta per tutte l’autodeterminazione della donna sul proprio corpo e il proprio destino; la sconfitta della mortale piaga sociale dell’aborto clandestino; e, non ultima, la tutela del diritto alla vita e alla salute della donna, all’assistenza sociosanitaria nelle pratiche anticoncezionali, nell’educazione sessuale, nell’accompagnamento alla gravidanza o all’interruzione della stessa”.

“Sostanzialmente, posto in questi termini, il testo presentato è un atto incompleto e senza alcuna utilità dal punto di vista pratico – fa a sua volta notare il consigliere regionale Andrea Melis -. Nella mozione infatti non si fa cenno alla necessità di potenziare i consultori, con investimenti mirati. Non si fa neppure cenno alla necessità di garantire, nelle strutture sanitarie, una presenza equilibrata sia di personale obiettore sia di personale non obiettore. Affinché questo testo sia ricevibile, va rinviato in Commissione e ridiscusso tenendo conto della realtà: servono i numeri, serve uno screening puntuale delle strutture che hanno ricevuto richieste di interventi ma non le hanno prese in carico per mancanza di personale”.

“Il diritto garantito dalla 194 è purtroppo tutt’altro che garantito, anzi le donne continuano a incontrare ostacoli”, dichiara il consigliere Marco De Ferrari, che aggiunge: “Ebbene sì, succede ancora oggi, a oltre 40 anni dall’emanazione della storica legge e su tutto il territorio nazionale. Nelle strutture sanitarie italiane è, infatti, in atto una chiara difficoltà di applicazione laica della 194, sia perché esiste una sproporzione esagerata del numero degli obiettori di coscienza, che in molte regioni supera addirittura il 90% con l’isolamento che consegue nei confronti del personale non obiettore, sia perché viene spesso sottovalutata la condizione psicologica delle donne, mancando anche il passaggio di adeguate informazioni sui loro diritti. Anche per tutto questo, nel 2019, è ancora complesso salvaguardare il principio di autodeterminazione della donna”.

MoVimento 5 Stelle Liguria

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